Le strade sono il museo migliore del mondo: la gente passa, indaffarata nei piccoli affanni della vita quotidiana, e si trova a camminare davanti a delle opere che colorano la città.
Se alziamo gli occhi dallo smartphone e ci guardiamo intorno, può capitare di ritrovarsi sbalorditi ad ammirare delle vere opere d’arte, create spesso di nascosto, che hanno come tela il freddo grigio di un muro.
Amate e odiate, da sempre contestate –e spesso illegali- ma anche strumento di riqualificazione di aree urbane in decadenza, hanno sempre attirato su di sé discussioni che hanno regalato loro una posizione scomoda, sulla sottile linea che divide il vandalismo dall’arte.

I graffiti esistono da sempre, ma la prima “generazione moderna” –se così la possiamo definire- è quella della gioventù disillusa degli anni ’70 e ’80, in particolare i ragazzi appartenenti alla cultura hip-hop in America e a quella punk-rock in Europa: l’arrivo della bomboletta spray stava definendo i codici di una nuova cultura urbana, scegliendo proprio quelle strade, considerate fino a quel momento dei non-luoghi dell’arte, come il luogo preferito dove esprimere trasgressione e provocazione verso la società, una messa in discussione della proprietà privata ed al contempo un forte spirito di appartenenza al proprio gruppo.

Sta di fatto che la Street Art si è espansa fino a diventare ad oggi uno dei più grandi fenomeni artistici a livello mondiale contando circa 250 artisti attivi che fanno conoscere le proprie opere grazie al web e ai social network, alcuni dei quali hanno raggiunto una fama planetaria come Banksy. Molte istituzioni, municipalità, sponsor e gallerie oggi considerano tutto questo mondo come un business e come parte della nostra società: graffiti e Street Art sono integrati nei corsi di alcune scuole d’arte, il fiorire dei festival mette a disposizione degli artisti delle superfici legali su cui dipingere (considerate un miraggio dalla prima generazione), le municipalità commissionano ad un gruppo selezionato di pittori opere murali di dimensioni monumentali (dando il via al fenomeno del Muralismo) e il comune di Roma –ad esempio- ha raccolto in una mappa le opere murali della città per offrire ai suoi visitatori un percorso turistico “alternativo”.

Personalmente tutto ciò che parla di Arte mi fa battere il cuore e mi rende felice vedere che essa invade le nostre strade. Appunto per questo, quale inguaribile innamorata di tale forma di creatività umana, mi auguro sempre che essa sia espressione sincera di un essere complicato e affascinante, dovunque essa si trova.
By Chiara Musino
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